mercoledì 27 gennaio 2016

Belin, tanti auguri!!!!



Certe donne sono delle "cannonate", solo la Alessandra Van Pelt Gennaro puo' 
- quando vuole -



 sparare fiori


cosa che le rende 


la donna più fiorita del web

I fiori che, così facendo, spara....sparge, si trasformano in ricette
per tutti i giorni di questo 2016 nel quale 
Alessandra festeggia i suoi....anni (gli anni di una signora, non si dicono mai)
Per festeggiarla abbiamo raccolto le ricette più cool, che potrete trovare qui



ALE




domenica 24 gennaio 2016

Zuppa di lenticchie di Ventotene con pesce per l'MTC n. 53







Solo un amico poteva farmi scoprire l'isola di Ventotene come è capitato a me.
Solo un amico con origini familiari a Ventotene e con la passione che si può nutrire per il luogo ove hai trascorso tutte le vacanze estive della tua infanzia ed adolescenza, poteva farmela scoprire con l'entusiasmo che accompagna la Festa di Santa Candida, patrona dell'Isola.
Un tripudio di suoni tra l'azzurro del cielo e del mare, un tripudio di luci tipiche di una festa di paese, un tripudio di amore da parte di tutti coloro che durante l'estate trascorrono le loro ferie su questa terra arsa dal sole; un tripudio di....sapori.
Qui ho scoperto le lenticchie di Ventotene 



che, insieme a quelle di Castelluccio, sono tra le più pregiate d'Italia ed hanno la particolarità di poter essere cucinate senza l'ammollo previo.
Si tratta di una lenticchia dalle venature leggermente rosate e dal sapore dolce
La semina avviene tra dicembre e marzo a seconda del tipo di terreno utilizzato dal coltivatore, mentre alla raccolta è dedicato il mese di giugno. 
Si tratta di un prodotto di non facile reperibilità perchè frutto di una coltivazione che segue ancora modalità tradizionali, non idonee alla grande distribuzione, rendendo impossibile lasciare l'isola senza averne acquistati alcuni pacchetti. 
A Ventotene ho scoperto ed assaggiato queste lenticchie in una zuppa tipica del luogo e di questa un ristoratore ha elaborato una versione unita al pesce che mi ha affascinata.
Così ho deciso di tentarne una replica che presento per questo MTC  n. 53 dedicato ai minestroni ed alle zuppe, così come proposto da Vittoria del blog "La Cucina Piccolina", vincitrice della precedente sfida.

Zuppa di lenticchie di Ventotene con il pesce  (per 3-4 persone)

Ingredienti 
Zuppa di lenticchie (la base)
200 g di lenticchie
2 grossi scalogni
1 costa di sedano
3 pomodorini piccadilly
4 steli di erba cipollina
2 rametti di timo
olio
sale
peperoncino secco (eventuale)
750 ml di acqua
1 ora di cottura

Bisque 
8 cicale
gli scarti delle mazzancolle
1/2 cipolla
2 rametti di timo
2 pomodorini piccadilly
olio
vino bianco
500 ml di acqua
1 ora di cottura

Assemblaggio
700 g di cozze
500 g di calamari
6 mazzancolle
2 spicchi di aglio
4 steli di erba cipollina
2 rametti di prezzemolo
150 ml di bisque
80 ml di liquido delle cozze

Mondate sedano e scalogni, eliminate la buccia dei pomodori, tagliandoli sommariamente e conservando il loro liquido. 
In una pentola in ghisa, versate l'olio, unitamente agli scalogni ed al sedano affettati sottilmente, oltre al timo, all'erba cipollina tagliata con le forbici ed al peperoncino.
Fate soffriggere a fuoco medio, sempre mescolando e quando le cipolle ed il sedano saranno translucidi, unite anche i pomodori facendoli leggermente disfare ed insaporire. Versate in pentola anche le lenticchie.
Lasciate che si insaporiscano.
Infine versate l'acqua, fate prendere il bollore, ponete la pentola sul bruciatore più piccolo, abbassate la fiamma al minimo e lasciate cuocere per un'ora.
Questa zuppa è buonissima anche mangiata così e dunque, giunti a dieci minuti dalla fine della cottura potrete insaporire a vostro piacimento con un filo d'olio ed il sale, portando a termine la vostra zuppa.
Se, invece, intendete procedere con l'aggiunta del pesce, terminate la cottura della zuppa (base) aggiungendo sale solo in minima parte poichè l'acqua delle cozze che verrà unita in fase di composizione della zuppa, sarà in grado di apportare la giusta sapidità.

Per la bisque 
Sciacquate le cicale e le mazzancolle.
In una ciotola raccogliete le teste ed il carapace di queste ultime, insieme alle cicale aperte e schiacciate, mantenendo anche gli umori di entrambe.
Dopo aver pulito la cipolla, affettatela sottilmente e ponetela all'interno di una pentola insieme a poco olio. Rosolate a fuoco medio dopo aver unito anche il timo.
Quando la cipolla sarà translucida, unite i pomodori tagliati a pezzi e l'acqua e fate sobbollire a fuoco bassissimo, eliminando la schiuma che dovesse formarsi in superficie. Lasciate restringere per circa 40-45 min. 
Filtrate il liquido rimasto e mettete da parte.

Per l'assemblaggio
Pulite le cozze, eliminando il bisso e raschiando la valva esterna.
Versatele in una  pentola nella quale avrete inserito un filo di olio, l'aglio, l'erba cipollina ed il prezzemolo. Ponete tutto su una fiamma medio bassa, attendendo il tempo che si aprano le cozze.
Eliminate le valve e raccogliete i molluschi da una parte ed il liquido da un'altra, dopo averlo filtrato
Pulite anche i calamari: staccate i tentacoli dalla sacca, eliminando la parte superiore con gli occhi e ripulendoli dalle ventose.
Svuotate le sacche facendo attenzione ad eliminare anche l'osso interno. 
Sciacquate tutto in maniera abbondante e tagliateli In pezzi.

Riprendete la zuppa di lenticchie, allungatela con la bisque e l'acqua delle cozze e ponete la pentola sul fuoco sino al raggiungimento del bollore.
Versate nella pentola anche i calamari e fate cuocere per circa 20 -25 min., utilizzando altro liquido delle cozze e/o la bisque per ottenere la consistenza di vostro gradimento.
Negli ultimi 5 min. di cottura, versate in pentola anche le cozze e le mazzancolle (che, volendo, potrete anche  anche tagliare i 2 o 3 pezzi, eliminando l'ultima parte di coda)

Con questa ricetta partecipo nuovamente alla sfida MTC n. 53 del mese di gennaio 2016

gli sfidanti





lunedì 18 gennaio 2016

La ribollita per l'MTC n. 53


Per questo MTC dedicato al minestrone e alle zuppe, così come proposto da Vittoria del blog "La Cucina Piccolina", ho deciso di preparare un classico della tradizione toscana e, superando ogni remora al riguardo della condivisione di ricette tradizionali, propongo "la ribollita" così come viene realizzata in casa mia.
Si tratta di remore dovute al trauma...alle forti perplessità conseguenti alle polemiche che i "tradizionalisti" sono pronti a sollevare di fronte a ricette ritenute non omogenee rispetto a quanto da loro percepito come "codificato" per quel piatto.
Eppure le ricette di tradizione affondano le loro radici nel territorio e si sono tramandate nel tempo, assumendo le caratteristiche dettate dal luogo e dalla famiglia che riproponeva quei piatti nella propria cucina.
E', pertanto, evidente come una tradizione assoluta ed uniforme non sia possibile. 
Solo quando dalla tradizione orale delle ricette, si è passati alla loro redazione scritta ad opera degli autori delle varie "cuciniere regionali", è stato possibile individuare, in maniera più o meno stabile, alcuni elementi ma la tradizione orale, nel frattempo, aveva già svolto ampiamente il suo ruolo adeguandosi alle situazioni concrete.

Modernamente, poi, si è passati a codificare alcune ricette, formulando dei "disciplinari" a tutela di un piatto e dei suoi ingredienti.
Di fronte a certi "irrigidimenti", tuttavia, da qualche tempo ho cominciato ad avvertire la necessità di chiedermi se dietro non vi sia il desiderio di tutelare certi interessi economici, dagli attacchi di altri e contrapposti interessi economici. Con ciò riportando in  posizione di parità la partita giocata tra le diverse tradizioni e realizzazioni di uno stesso piatto.

Comunque vi avverto, se volete fare la ribollita, prendetevi del tempo perché non è una zuppa che si possa cucinare in modalità "salva-cena".
Si tratta, piuttosto, di una di quelle preparazioni che bisogna amare non solo mentre la assaggi (quello è facile), ma soprattutto mentre la cucini perché necessita di cura.
Per convincervene, vi propongo di leggere la ricetta

la Ribollita (per 6-8 persone)
Ingredienti
300 g di pane toscano raffermo 
400 g di fagioli cannellini secchi
600 g di cavolo nero
600 g di bietole
2 patate
2 carote
2 coste di sedano+
2 cipolle
3 cipollotti (io, una ulteriore cipolla)
1 cucchiaio di conserva di pomodoro
olio extravergine
sale 
pepe
peperoncino

Due giorni prima della realizzazione del piatto, acquistate il pane toscano. 
Nel caso ve ne dimentichiate, acquistatelo il giorno precedente e tagliatene delle fette non troppo spesse, lasciandole nel sacchetto senza ulteriore protezione: lo scopo è quello di renderle rafferme
Oltre all'acquisto del pane, due sere prima dovrete anche mettere in ammollo i fagioli (*)
Il giorno precedente, invece, dedicatevi a cuocerli, versandoli all'interno di una pentola con il fondo spesso o, meglio ancora, in ghisa o terracotta. 
Coprite i legumi con l'acqua a filo, ponendo la pentola sul bruciatore più piccolo del vostro piano cottura e mantenendo la fiamma al minimo. Inutile ricordarvi che, se utilizzate una pentola in terracotta, tra quest'ultima e la fiamma deve essere interposto una retina spargifiamma.
Spegnete la fiamma quando i fagioli saranno ancora leggermente al dente, tanto subiranno una ulteriore cottura quando sarà il momento di cucinare la vostra zuppa.

Il giorno nel quale avete il tempo necessario alla realizzazione della vostra ribollita, mondate il cavolo nero, lavandolo, eliminando le coste dure e trattenendo esclusivamente le foglie.
Versate 3 cucchiai di olio all'interno di una grossa pentola ed unitevi le due cipolle finemente tritate; fatele rosolare a fuoco basso.
Aggiungete, ora, le carote mondate e tagliate a tocchetti ed sedano tagliato a fette. 
Lasciate  che queste verdure si ammorbidiscano aiutandovi con del liquido formato dal cucchiaio di conserva, diluito in un bicchiere di acqua calda. Versate ora tutto il liquido che vi fosse avanzato e ponete in pentola anche le bietole ed il cavolo, entrambi tagliati a listarelle, oltre alle patate ridotte in grossi cubi.
Continuate a cuocere per circa 10 min. sempre mescolando ed infine versate in pentola anche i 2/3 dei fagioli a vostra disposizione. 
Coprite tutto con acqua a filo, regolate la fiamma su una potenza medio bassa, coprite la pentola e lasciate che cuocia per circa un'ora.
Non dimenticatevi, tuttavia, della vostra zuppa: di tanto in tanto, controllate il livello del liquido, aggiungendo acqua calda se ve ne fosse necessità. Quando l'intero composto vi apparirà sufficientemente amalgamato, unite l'ultima parte di fagioli (quelli precedenti si saranno già disfatti), e schiacciate, eventualmente, alcuni pezzi di patata.
Insaporite con sale,  pepe e, volendo, anche un po' di peperoncino.
Togliete il coperchio, alzate la fiamma e lasciate che il liquido in eccesso evapori: serviranno 5-10 min.



Per quanto riguarda l'aggiunta del pane, avete a disposizione due alternative.
La prima è quella di unirlo all'interno della pentola, negli ultimi 10 min.,  quando decidete di far ritirare il liquido. 
La seconda è quella che utilizziamo spesso in famiglia perchè....è più "scenica" ;-) Ovvero...
Preriscaldate il forno a 200° C e versate uno strato abbondante di minestra di verdure all'interno di una pirofila o anche di una pentola in coccio.
Adagiatevi sopra alcune fette di pane (non è necessario che l'intera superficie ne sia ricoperta) e finite di versare la rimanente minestra.
Affettate sottilmente la cipolla, ponendola quale strato finale, condite con un filo di olio ed infornate in modalità grill sino a che la cipolla non sia appassita.
Servitela lasciando ai commensali la possibilità di spolverare la zuppa con del pecorino toscano grattugiato.
La ribollita guadagna enormemente in sapore se la lasciate riposare anche un giorno o due: gli umori delle verdure, infatti, si amalgameranno in maniera armonica.
Se dovesse avanzare, non  preoccupatevi: il giorno dopo la farete ri-bollire e lei tornerà come nuova. Anzi...più buona ancora!

Con questa ricetta partecipo all'MTC n. 53 del mese di gennaio 2016


gli sfidanti

n.d.r. * Per quanto riguarda l'operazione preliminare alla cottura dei fagioli, sappiate che la cosa migliore sarebbe metterli a bagno per un minimo di otto ore, cambiando loro l'acqua almeno due volte nel corso dell'ammollo.
Questo, oltre ad eliminare eventuali scorie, eviterà l'aggiunta del bicarbonato all'acqua che, infatti, tende a modificare il sapore dei vostri legumi.
Se proprio preferite mettere in ammollo i fagioli durante la notte, ricordatevi di cambiare loro l'acqua appena vi alzate, lasciandoli nuovamente a bagno per un'ulteriore ora prima di procedere a cuocerli.




giovedì 14 gennaio 2016

Il Borsch per il tema del mese MTC gennaio 2015


Ci sono piatti che sono mitici ed uno di questi, per me, era proprio il borsch
Non mi sono lasciata sfuggire l'occasione di provarlo accettando di partecipare alla rubrica "il Tema del mese" per l'MTC gennaio 2015, dedicato al minetrone e alle zuppe.
Come ogni ricetta di tradizione, individuare quella più vicina all'originale è praticamente impossibile ma credo di essere riuscita ad individuarne una altamente plausibile. 
Quale sia stato il percorso seguito, lo potrete scoprire andando a leggere la ricetta QUI
Buona lettura!


mercoledì 13 gennaio 2016

Un ragù di maiale in bianco per La settimana del Maiale AIFB


Nella Settimana dedicata al maiale, proposta dal Calendario Nazionale del Cibo di AIFB, mi è sembrato giusto rispolverare la ricetta di un ragù che spesso viene realizzato a casa mia.
Un ragù di maiale, in bianco, ovvero senza pomodoro.
Sì, lo ammetto, seguo quella moda che attualmente bandisce il pomodoro dalle tavole un po' "in" 
Sono giunta alla certezza che il pomodoro, sebbene permetta di realizzare un piatto classico e di tradizione senz'altro ottimo, tuttavia appiattisca i sapori. 
Ovvero, volendo realizzare un ragù di maiale con il pomodoro, diventa necessario aggiungere oltre alla polpa di maiale, anche delle costine e della salsiccia.
Se servito con una pasta all'uovo, magari "home made", ne esce un piatto che strizza l'occhio all'invitato più esigente e raffinato, perché diventa un piatto non "aggressivo"
- Il ragù è un sugo
ed i sughi nascono ed esistono solo in Italia, perché sono stati pensati e vengono utilizzati per condire la pasta.
- Il ragù di maiale è un sugo di carne
ma esistono anche sughi a base di burro o olio e formaggio e sughi (ragù) di verdure o sughi (ragù)  di pesce
- I sughi di carne si utilizzano di preferenza caldi 
a differenza degli altri che possono essere anche impiegati a freddo
ed hanno la particolarità di poter essere aromatizzati in maniera differente, solo cambiando un ingrediente o inserendo una spezia.
Provate ad inserire un po' di cannella in un ragù di carne: nel sud dell'Italia, già lo sanno. Al nord questo accorgimento è meno utilizzato ma sappiate che il palato gradirà l'approccio elegante di quel boccone di pasta sul quale il ragù ha un leggero sentore di....non so che...che poi è la cannella.
Ovvio che bisogna giocare sugli equilibri! Sempre!
Vorrete mica stravolgere un ragù italiano, come fosse un piatto orientale?
Ma anche il timo accompagnato al limone, come ho fatto in questa occasione, hanno il loro perché. 
Ed ora passiamo alla ricetta.

Ragù di maiale in bianco
Ingredienti per 8 persone
800 g di coppa di maiale (50% tritata e 50% tagliata al coltello)
olio
1 cipolla
500 ml di brodo vegetale
timo
vino
pane grattugiato
1/2 limone (la buccia)
sale 
peperoncino rosso secco (facoltativo)
pecorino romano

800 g di spaghetti alla chitarra oppure papardelle

Dopo che avrete tritato i 400 g di carne di maiale e sminuzzato al coltello la restante parte, pulite e tritate finemente la cipolla mettendola successivamente ad appassire in poco olio scaldato all'interno di un tegame in terracotta o in una pentola a fondo spesso. 
Unite le foglie di un rametto di timo e, se lo gradite (a mio giudizio è essenziale) anche un peperoncino. Lasciate che l'olio ne assuma gli aromi.
Versate in pentola la carne e fatela rosolare lungamente sino a che abbia un aspetto asciutto e ben sgranato.
A questo punto, sfumate con un bicchiere di vino bianco e lasciatelo evaporare.
Spolverare con due cucchiai di pan grattato ed aiutandosi con brodo vegetale aggiunto poco per volta, portate a cottura il ragù in bianco che deve restare ben umido.
Cinque minuti prima di chiudere il gas, aggiustare di sale, spolverate con altro timo ed aggiungete la buccia grattugiata del limone.
Portate a cottura la pasta e, dopo averla scolata, conditela con il ragù ed una bella spolverata di pecorino romano.

n.d.r.: Per quel che mi riguarda, l'ultima volta che ho realizzato questo piatto, non ho usato il peperoncino rosso, ma ho aggiustato il sapore del ragù con una spolverata di peperoncino giallo in polvere dal sentore lievemente affumicato, insieme alla buccia grattugiata del limone.

sabato 9 gennaio 2016

Ravioli al sedano di Verona con la sua salsa



Grande progetto quello proposto da AIFB (Associaziome Italiana Foodblogger) della quale mi onoro ogni giorno di più, di far parte.
Quando parlo di "progetto" mi riferisco al Calendario del Cibo Italiano che sulla falsariga di quello pensato nei paesi anglosassoni, mira a celebrare prodotti e piatti legati alla nostra tradizione e cultura culinaria.
Oggi, dunque, si celebra la Giornata Nazionale del sedano rapa e ho deciso di aderire perchè posso definirmi una entusiasta consumatrice di sedano rapa o sedano di Verona.
Coltivato soprattutto nel nord dell'Italia, il sedano rapa o sedano di Verona, è un ortaggio dal sapore di...sedano.
Viene raccolto da metà agosto e novembre ma grazie alla sua semplice conservazione, è rintracciabile sui banchi del mercato per tutto l'inverno.
Vorrei dire che assaggiandolo, incontriamo un sapore che potremmo individuare come a metà tra il sedano che normalmente conosciamo ed utilizziamo per insaporire minestre o soffritti e il finocchio.
Un sapore che viene anche definito come "intenso" ma che per gente abituata ai sapori della cucina toscana, come siamo noi, può anche essere incasellato nei cibi dal sapore "delicato".
Io l'ho scoperto frequentando Verona, in piena estate, in occasione della Stagione operistica, all'Arena.
Parlo proprio di "scoperta" perchè in casa non è mai stato usato. Legato come è ai ricordi della guerra, quando il cibo più utilizzato e rintracciabile erano proprio le rape, insieme alle patate mia madre l'ha archiviato come cibo non annoverabile tra i prodotti edibili.
Anzi, quando ho realizzato i ravioli della ricetta che vi propongo oggi, mentre fratelli, cognate e nipoti si sperticavano in lodi, lei ha rilasciato la seguente dichiarazione: "buoni, ma si possono anche non fare più sin quando io sono in vita!". Così...tanto per dire.
Io, invece,  sono rimasta attratta da questo ortaggio perchè altamente versatile.
Composto in gran parte da acqua, ha pochissime calorie e quindi con frequenza lo preparo bollito o lo metto in insalata, quando desidero seguire una dieta povera di grassi.
Non è il caso di questa ricetta nella quale il nostro sedano viene rosolato nel burro insieme alle cipolle.

Ravioli al sedano di Verona con la sua salsa (circa 60 ravioli)
Ingredienti
per la sfoglia
200 g di farina 00
100 g di semola di grano duro rimacinata
3 uova
olio
100 ml acqua
sale

per la farcia
500 g di sedano di Verona pulito e lessato
120 g di cipolla rossa
120 g di patata
vino
1 panino 
latte
20 g di parmigiano
1 tuorlo
50 g di burro
sale
pepe
cannella (facoltativa)
timo

per la salsa
400 g di sedano di Verona pulito e lessato
70 g di cipolla
500 ml di brodo acqua cottura del sedano di Verona
cognac
20 g di burro
sale 
pepe
50 ml di panna fresca

Acquistati due sedani di Verona per un peso complessivo di circa 1200/1300 g, puliteli, tagliateli grossolanamente a pezzi e procedete a sbollentarli. Conservate l'acqua di cottura.

per i ravioli
Sciacquate la patata, e fatela bollire; spellatela e mettetela da parte.
Tagliate a cubetti 500 g di sedano di Verona sbollentato.
In una padella atta a contenerlo, fate sciogliere delicatamente una grossa noce di burro; a quest'ultimo unite la cipolla tagliata a fettine sottili e due rametti di timo fresco. Fate appassire a fuoco dolcissimo..
Quando la cipolla sarà trasparente, versate in padella il sedano di Verona. 
Dopo averlo rosolato per qualche minuto, facendolo ben insaporire, alzate la fiamma e sfumate con del vino bianco. Volatilizzato l'alcool, abbassate nuovamente la fiamma e cuocete il sedano sino a quando sarà  ben ammorbidito ed insaporito.. Aiutatevi, se necessario, con poca acqua di cottura  oppure con del brodo vegetale.  
Il composto finale, tuttavia, dovrà risultare piuttosto asciutto.
Versate il  sedano all'interno di una ciotola, unendovi anche la patata tagliata a pezzi e la mollica del panino bagnata nel latte e ben strizzata. 
Riducete tutto in purea utilizzando un frullatore ad immersione e lasciate raffreddare il composto. Insaporite con pepe, sale ed eventualmente con un pizzico di cannella. 
Mettete a parte la farcia e dedicatevi alla preparazione della  sfoglia.
In una ciotola versate la farina, un pizzico non troppo abbondante di sale, 3 uova, l'olio e una prima parte di acqua.
Cominciate a lavorare gli ingredienti.
Per ottenere un impasto della giusta consistenza  è necessario aggiungere acqua, lavorandolo sino a che avvertirete tra le mani una consistenza asciutta e non appiccicosa ma morbida. Ponete il panetto all'interno di una pellicola trasparente e lasciatelo riposare per circa mezz'ora o piu.
Nel frattempo riprendete a lavorare la farcia, unendo il tuorlo ed il parmigiano. Regolatene la sapidità.
Trascorso il tempo di riposo, riprendete l'impasto e formate le sfoglie con l'aiuto della "Nonna Papera"; sopra ad ogni sfoglia, a 2 cm dal bordo superiore, ponete alcuni mucchietti di farcia della grossezza di una noce piccola, distanziandoli circa 5 cm l'uno dall'altro.
Coprite ora la farcia con il lembo inferiore della sfoglia e, dopo aver premuto la sfoglia attorno ad ogni mucchietto di farcia per togliere l'aria, formate i ravioli chiudendoli con l'aiuto dello stampo (io ho utilizzato uno stampo tondo ottenendo delle mezze lune).
Riponete i ravioli su un vassoio da pasticceria spolverizzandoli con della semola onde evitare che si attacchino tra loro; a questo punto potete anche congelarli in attesa della loro utilizzazione.




per la salsa
Tagliate a cubetti la restante parte di sedano di Verona e, dopo aver fatto fondere una noce di burro all'interno di una padella, versatevi la cipolla tagliata sottilmente.
Quando quest'ultima sarà  trasparente, unite i cubetti di sedano e rosolateli nel burro, insaporendoli.
Alzate la fiamma e sfumate con mezzo bicchiere di cognac, infiammate e lasciate flambare sino a che l'alcool sarà consumato e la fiamma spenta. 
Insaporite con sale e pepe e portate a cottura sino a che i cubetti saranno morbidi.
Riducete il composto in purea e  mettete da parte.
Al momento di preparare il pranzo, cuocete i ravioli in una pentola di acqua bollente e debitamente salata.
Conditeli con la purea precedentemente realizzata ed allungata con acqua della pasta, o acqua di cottura del sedano e qualche cucchiaiata di panna fresca.
Spolverateli con parmigiano.