domenica 12 maggio 2013

Un mare di umiltà, una montagna di attenzione.

E' noto che andare per mare è sempre stata un'attività affascinante ma anche carica di pericoli perché una nave in mezzo all'oceano è in balia della natura la cui forza, spesso, non è dominabile dall'uomo. 
Certe tragedie, tuttavia, sfuggendo alla logica sopra ricordata, lasciano sgomenti.
Non è la violenza della natura, infatti, che ha condotto una nave da crociera ad incagliarsi ed affondare a pochi metri dalla costa dell'Isola del Giglio; non è la forza della natura che ha determinato l'errata manovra di un mercantile con conseguente sfondamento di un molo del Porto di Genova ed il crollo della Torre - Piloti.
In entrambi i casi morti e dispersi.
Si sa, svolgere un lavoro o una professione vuol dire assumersi delle responsabilità; significa trovarsi a valutare circostanze ed a compiere scelte in tempi, talvolta, molto rapidi e non sempre, noi esseri umani, siamo dotati di quell'attenzione e concentrazione richieste dalle contingenze.
Non voglio giudicare nessuno, è solo che tragedie di questo genere, causate dall'errore umano, fanno sorgere in me una riflessione la cui validità sottopongo a chiunque voglia leggere queste righe.
Viviamo in un mondo automatizzato, dove l'aiuto dell'elettronica e della cibernetica è così pregnante da aver creato in noi la sensazione che l'errore umano possa essere sicuramente corretto dai numerosissimi dispositivi di sicurezza di cui sono dotate, ormai, tutte le strumentazioni delle quali ci serviamo per produrre o per portare avanti il nostro lavoro.
Forse crediamo inconsciamente di vivere in un mondo virtuale dove l'errore non è possibile perché noi dominiamo le macchine attraverso l'ausilio di altri strumenti o che questi ultimi lascino ampi margini ai nostri sogni ad occhi aperti perché la disattenzione è eliminata nonostante noi.
Evidentemente tutto ciò non è vero.
Queste tragedie ci ricordano che è necessaria l'umiltà  perchè alle decisioni da assumere abbiamo ancora l'esigenza di premettere il confronto con coloro che collaborano insieme a noi nell'attività che stiamo svolgendo.
Queste tragedie ci mettono di fronte all'obbligo di tenere alta la concentrazione che il lavoro affidatoci richiede perché non sempre le macchine possono colmare le nostre mancanze e disattenzioni.
Alla luce di questa riflessione che per me è motivo di crescita, resto in attesa dell'ultimo saluto alle vittime dell'ennesima tragedia causata dall'errore dell'uomo.
Giulietta
  



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